In queste condizioni, il 3 e 4 ottobre, sotto una pioggia battente e dopo un pesante bombardamento di artiglieria, i fucilieri inglesi della III Brigata di fanteria sferrano, ma inutilmente, il primo attacco contro i tedeschi attestati sul monte.
Il secondo tentativo viene condotto il 5, 6 e 8 ottobre con forze fresche del Duke of Wellington's Regiment che avanzano faticosamente ad ondate, facendosi largo con bombe a mano e assalti corpo a corpo, fino a disperdere il nemico e a conquistare la vetta, subendo però ingenti perdite, compreso il comandante dei Duke's, il tenente colonnello Shield.
Ma la battaglia di Monte Cece non è ancora finita perché i tedeschi si attestano sul crinale poco più in basso. Da dove vengono definitivamente cacciati il 16 ottobre con un ultimo terrificante attacco che porta a oltre 700 i morti, dispersi e feriti solo di parte britannica nel settore di Monte Cece".
Questo è il racconto scarno, crudo, di ciò che è accaduto, in due settimane di combattimenti furiosi a Monte Cece, dove a pagare un alto tributo di sangue sono stati i soldati britannici del Reggimento Duca di Wellington.
Il 21 settembre saremo a Monte Cece per ricordare quel sacrificio, per rendere omaggio ai militari britannici che qui hanno scritto una delle pagine più tragiche e più eroiche della loro storia militare nella Seconda Guerra Mondiale.
E’ qui che l’8 ottobre 1944, il ventunenne Richard Burton si è guadagnato la Victoria Cross, la più alta decorazione militare britannica.
Su questi monti, nell’ottobre del 1944, e sul fronte del Senio, nella primavera 1945, si è combattuta la battaglia decisiva per la liberazione dell’Italia.
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