Il
Governo ha emanato il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri
(Dpcm) sulle misure per il contrasto alla diffusione del coronavirus.
Un
provvedimento che viene assunto sentito il Comitato Tecnico Scientifico (Cts)
nazionale, le cui indicazioni seguono l’evolversi della situazione
epidemiologica. E considerate le dimensioni sovranazionali del fenomeno e
l’interessamento di più ambiti sul territorio nazionale, l’obiettivo è quello
di garantire uniformità nell’attuazione dei programmi di profilassi elaborati
in sede internazionale ed europea. Con l’ausilio costante della comunità
scientifica: oltre all’Istituto superiore di sanità, il Cts è stato potenziato
con il coinvolgimento delle Società scientifiche coinvolte per materia sul
Coronavirus.
IL DECRETO È ADOTTATO SENTITE LE REGIONI.
LE MISURE PREVISTE SONO VALIDE DAL 2 ALL’8 MARZO.
Il
Decreto contiene norme che valgono per i soli Comuni delle Zone rosse, altre
per tutte le tre le regioni del Nord Italia maggiormente colpite dalla
diffusione del virus (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna a cui si aggiungono
le province di Pesaro-Urbino e Savona) e altre ancora per l’intero territorio
nazionale. Alcune si applicano per la sola provincia di Piacenza - in analogia
con la Lombardia - dove si concentra la grande maggioranza dei casi positivi in
Emilia-Romagna, a causa della contiguità con l’area del Lodigiano, il focolaio
più attivo nel Paese.
“Si persegue l’obiettivo di dare
un’applicazione omogenea delle misure sull’intero territorio nazionale, tenendo
presente il grado di diffusione del virus nelle singole aree, con il contributo
decisivo di tutta la comunità scientifica - afferma il presidente della
Regione, Stefano Bonaccini -. Misure
necessarie per gestire la situazione sanitaria e poterlo fare con senso di
responsabilità, lucidità e sobrietà. Perché adesso servono anche misure
economiche per tutelare imprese e lavoro nei diversi comparti più colpiti ed
esposti, a partire da turismo, cultura e servizi. Ne parleremo mercoledì a Roma
col presidente Conte insieme alle altre Regioni e con tutte le parti sociali:
non possiamo permettere che i nostri imprenditori e i nostri lavoratori paghino
il prezzo di questa vicenda senza adeguati ammortizzatori. E su questo l’Europa
ci deve ascoltare, perché, sia chiaro, il problema è comune e servono fondi
straordinari. Su questo, il Paese sia unito e la politica non si divida”.
“Mi pare - osserva l’assessore alla
Salute, Raffaele Donini - che il lavoro
che abbiamo fatto assieme al Governo e, soprattutto, alle Regioni Lombardia e
Veneto sia stato positivo, soprattutto necessario. Un lavoro finalizzato a
garantire, da un lato, la sicurezza sanitaria delle persone e, dall’altro, la
possibilità per le nostre comunità di mantenere una socialità necessaria, come
dimostra la riapertura, seppur parziale, dei luoghi della cultura. E lo abbiamo
fatto facendo anzitutto parlare la scienza, seguendo le indicazioni che esperti
e professionisti della sanità ci hanno dato, senza guardare ad altro che non
fosse la tutela della salute pubblica e delle persone”.
LE MISURE VALIDE PER L’EMILIA-ROMAGNA
Rispetto
alla previgente ordinanza del ministro della Salute d’intesa col presidente
della Regione, il decreto contiene conferme e novità, è auto applicativo e non
richiederà ulteriori provvedimenti da parte di Regione ed Enti Locali. Nel
merito, si conferma la sospensione di tutte le manifestazioni organizzate, di
carattere non ordinario, nonché degli eventi in luogo pubblico o privato, ivi
compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se
svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico, quali, a titolo d’esempio, grandi
eventi, cinema, teatri, discoteche, cerimonie religiose. In questo senso il
decreto replica sostanzialmente i contenuti della precedente ordinanza
Speranza-Bonaccini.