giovedì 28 ottobre 2021

VOTATA ALL'UNANIMITA' DAL CONSIGLIO COMUNALE DI CASOLA LA MOZIONE DI INDIRIZZO SULL'ATTIVITA' ESTRATTIVA DEL GESSO NELLA CAVA DI MONTE TONDO


Non c'è salvaguardia dell'ambiente e del territorio senza il lavoro, e quindi senza l'occupazione
, il reddito e la possibilità di vivere nei territori montani potendo guardare con fiducia al futuro. Questo è, deve essere, sarà il nostro impegno.

Lunedì scorso, 18 ottobre, la Regione Emilia-Romagna ha reso pubblico lo studio commissionato mesi fa all’Associazione Temporanea di Imprese Servin Scrl in qualità di mandataria, e StudioSilva Srl di Ravenna, per la “VALUTAZIONE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI, PAESAGGISTICHE E SOCIO-ECONOMICHE IN RELAZIONE AL POSSIBILE PROSEGUIMENTO DELL'ATTIVITÀ ESTRATTIVA DEL POLO UNICO REGIONALE DEL GESSO IN LOCALITÀ MONTE TONDO, NEI COMUNI DI RIOLO TERME E CASOLA VALSENIO - PROVINCIA DI RAVENNA”.

Il suddetto non è vincolante poiché trattasi di studio e non di autorizzazione, che ha la finalità – con il coinvolgimento delle parti sociali ed economiche – di delineare i possibili scenari di sfruttamento della cava che le istituzioni locali, Comuni e Provincia, dovranno indicare assumendo come parametri principali e irrinunciabili l'impatto sociale, economico e occupazionale e non solo il parametro naturalistico-ambientale. La tutela del lavoro, dei livelli occupazionali, dell’indotto e il futuro delle comunità è una condizione, un requisito imprescindibile dello scenario finale che si dovrà perseguire attraverso la prosecuzione dell’attività estrattiva e il conseguente ripristino ambientale.

In particolare, si dovrà valutare, la possibilità di un adeguato ampliamento dell'attuale perimetro del PIAE, comunque al di fuori delle aree di protezione generale e ambientale del Parco della Vena del Gesso Romagnola, ovvero in area contigua, per dare continuità all'attività dello stabilimento oltre i 10/15 anni ipotizzati.

Ché solo così si potranno garantire le condizioni che permettano al Gruppo Saint-Gobain Italia di continuare a orientare sempre più la produzione del cartongesso, verso un minore utilizzo di materia prima naturale e il sempre maggiore utilizzo di materiale di recupero, come il cartongesso dismesso.

Obiettivo questo, che presuppone l'organizzazione di un sistema nazionale di raccolta del prodotto dismesso e la possibilità di realizzare a Casola Valsenio un polo, di interesse e dimensione nazionale, per il recupero e l'uso industriale di questo materiale.

L'obiettivo, la preoccupazione che deve animare e orientare l'azione delle istituzioni locali deve essere certamente quella della salvaguardia ambientale e paesaggistica ma queste non possono avvenire senza il lavoro, e quindi l’occupazione, il reddito e la possibilità di vivere nei territori montani potendo guardare con fiducia al futuro. Questo è, deve essere, sarà il nostro impegno.

La presente mozione d’indirizzo, è stata approvata all’unanimità dal Consiglio comunale di Casola Valsenio, il 27 ottobre u.s.

mercoledì 27 ottobre 2021

FILCA CISL - FENEAL UIL – FILLEA CGIL Cava del gesso di Monte Tondo: salvaguardare il futuro delle famiglie


Il comunicato diffuso dalle Organizzazioni Sindacali CGIL CISL UIL sullo studio della cava di Monte Tondo

27 ottobre 2021

Serve un tavolo di confronto per analizzare gli scenari evidenziati dallo studio uscito negli ultimi giorni

Nei giorni scorsi è stato reso pubblico lo studio commissionato dalla Regione per valutare le varie ipotesi riferite all’area estrattiva del gesso sulla cava del Monte Tondo nei pressi di Borgo Rivola di proprietà della Saint Gobain. Manca la voce dei lavoratori e la ricaduta occupazionale di una eventuale chiusura del sito e le valutazioni di chi abita nel territorio.

Le organizzazioni sindacali del settore insieme alle RSU del sito si sono riunite in assemblea con i lavoratori per fare il punto della situazione ed uscire in modo condiviso sulla vicenda.

La cava e lo stabilimento di lavorazione del gesso per la produzione di cartongesso occupano in maniera diretta 83 persone, in massima parte residenti nei comuni della vallata, a questi vanno aggiunti i lavoratori dell’indotto e il contributo economico che la permanenza dello stabilimento dà in termini di ricchezza al territorio.
Lo studio prevede diversi scenari, tra i quali (sarebbe quello raccomandato dalla commissione) vi è anche la chiusura della cava, opzione B, nei prossimi anni. In tale opzione si fa riferimento alle eventuali ricadute sociali, evidenziando anche percorsi di trasformazione dell’attività aziendale (produzione di materiali a base di solfati) e/o percorsi di accompagnamento alla pensione dei lavoratori coinvolti, fino ad ipotizzare un riassorbimento di diversi lavoratori in attività turistiche delle quali tutt’ora non vi è la minima traccia.

La sensazione che deriva dalla lettura dell’opzione B consigliata dalla commissione “suer partes” è che la perdita dei posti di lavoro sia un “danno collaterale” tutto sommato sopportabile!

Questa conclusione per noi è inaccettabile, si devono trovare soluzioni che salvaguardino il futuro delle famiglie delle lavoratrici e dei lavoratori che operano nella cava e nell’indotto.
Il parco della Vena del Gesso ed il sistema carsico della zona hanno un valore che nessuno mette in discussione e che deve essere preservato e valorizzato anche con la candidatura a sito UNESCO; questo deve avvenire mantenendo l’esistenza della cava con tutte le valutazioni e precauzioni del caso in ottica conservativa e di ripristino delle aree via via dismesse.

La chiusura della cava porterebbe ad un grave danno economico per la vallata con inevitabili ripercussioni anche sul parco, una vallata “povera” e spopolata diventa un ambiente non curato e abbandonato. Inoltre la chiusura del sito, anche con le dovute azioni di ripristino porterebbe ad una situazione di inevitabile degrado della zona nell’area industriale coinvolta.

La situazione che si sta venendo a creare preoccupa molti le OO.SS. e i lavoratori coinvolti e le prospettive per il futuro di centinaia di famiglie.
A tal fine, oltre che continuare a confrontarci con la Direzione Aziendale per tutelare al meglio l’occupazione, riteniamo che sia necessario al più presto convocare un tavolo di confronto istituzionale con le Amministrazioni Locali e con la Regione Emilia Romagna prima che si prendano decisioni in merito alla coltivazione del gesso nell’area del Monte Tondo.

Riteniamo che il tema debba essere trattato con un percorso condiviso nel territorio.

FILCA FENEAL FILLEA Provincia Ravenna
RSU Saint Gobain
Assemblea lavoratori Saint Gobain

giovedì 21 ottobre 2021

Cava Monte Tondo. La presa di posizione del Gruppo Industriale "Saint-Gobain": "Siamo pronti a realizzare un progetto minerario a tutto tondo, una volta definito il nuovo confine del PIAE, che non entrerà nelle aree di protezione generale e ambientale del parco"


21 OTTOBRE 2021

Dall’inizio della vicenda sino ad oggi Saint-Gobain Italia ha “evitato qualsiasi tipo di intervento pubblico sulla cava di Monte Tondo. Una scelta voluta e sentita da parte dell’azienda, guidata dalla volontà di rispettare e non intralciare in alcun modo il lavoro di analisi preliminare e successiva redazione dello studio condotto per l’aggiornamento del PIAE – Piano Infraregionale delle Attività Estrattive –, in una posizione di massima apertura al dialogo e al confronto con tutte le parti coinvolte”.

“Abbiamo preso atto dello studio reso pubblico nei giorni scorsi – dichiara Gaetano Terrasini, CEO di Saint-Gobain Italia –, che traccia scenari dai quali dipenderà una parte importante non solo del futuro dell’azienda, ma anche del territorio. Lo studio analizza gli scenari a nostro avviso in maniera incompleta per uno scopo così importante, esprimendo un giudizio definito sulla base di criteri soggettivi. Un elemento oggettivo importante è rappresentato dai volumi residui di gesso da estrarre, che dovranno essere calcolati con un rilievo topografico che non è stato ancora eseguito. Quello realizzato da Saint-Gobain a settembre 2020, invece, dimostra che i volumi residui sono nettamente inferiori a quelli utilizzati nello studio. Per questo motivo lo scenario B, indicato come “il più auspicabile” dallo studio, non è realistico”.

“Siamo pronti a realizzare un progetto minerario a tutto tondo, una volta definito il nuovo confine del PIAE, che non entrerà nelle aree di protezione generale e ambientale del parco, e che tutelerà integralmente la grotta Abisso Mezzano, così come è stato in passato per la Grotta del Re Tiberio – aggiunge Terrasini –. A questo piano di coltivazione, che potrà essere verificato attraverso uno studio oggettivo che ne dimostri la fattibilità in tutti i suoi punti, affiancheremo un programma progressivo di ripristino innovativo e sostenibile della cava che farà da volano per ulteriori iniziative culturali e turistiche a livello locale. Siamo fiduciosi che le istituzioni ci inviteranno al tavolo per iniziare una discussione proficua. Metteremo in campo le risorse necessarie in questo progetto per continuare ad investire e garantire un futuro di crescita al territorio e alle persone che lo abitano”.